Dal 14 al 17 luglio c’è stato Italia Wave Love Festival 2011 a Lecce: la prima volta di un grande festival in sud Italia. Il festival mi ha dato il pass per accedere in area stampa e nel concerto, ringrazio pubblicamente Italia Wave per questo e per aver creduto in un travel blogger come me: vivo il Salento in tutto e per tutto, non potevo non vivere questo momento musicale per la prima volta, soprattutto non poteva mancare ThePuglia che ormai è a tutti gli effetti uno dei blog di viaggi più importanti della zona. Dal ritiro del pass fino alla chiusura dell’ultimo cancello, ecco il mio festival al quale dò un punteggio da 1 a 10: 6. Faccio una premessa: per motivi di lavoro ho potuto vedere soltanto il Main Stage perdendo ciò che è successo negli altri palchi di San Cataldo e del Livello Undici Ottavi di Trepuzzi. Cominciamo.
14 luglio, giovedì – primo giorno
La email dell’accredito mi dice che lo posso ritirare all’Hotel Hilton Garden Inn, Lecce (foto precedente). E’ la prima volta che ci vado e ovviamente faccio il check in su FourSquare, seguitemi qui. La cartella stampa è corposa, la grafica non mi piace, però c’è una cartella aggiuntiva che è una figata: quella di Puglia Sounds, il programma della regione che ha finanziato l’evento. La cartella di Puglia Sounds contiene varie gadget ma soprattutto tre cd del Puglia Sounds music system: World Music, Jazz e Pop & Beyond. Devo ancora ascoltarli, una cosa alla volta! Torno in ufficio, è la serata reggae con Jimmy Cliff, penso: di reggae ne avrò ogni giorno quest’estate.
15 luglio, venerdì – secondo giorno
Finalmente arrivo allo stadio Via del Mare, ore 20:00 circa. Il tempo di capire come funziona la storia degli ingressi e sono dentro nell’area press. In entrata mi hanno messo un braccialetto che mi permette di accedere sia all’area stampa sia all’area del concerto. Fa caldo, tanto, si suda, è una settimana che siamo sui 40 circa e stasera non è da meno: il braccialetto proprio non lo sopporto, si appiccica al braccio. E pensare che dovrò tenerlo addosso anche durante la notte perchè Italia Wave ne passa solo uno valido per tutto il festival! Domattina chiamerò Elisa dell’ufficio accrediti e vedo di risolvere questa faccenda del braccialetto. L’area stampa è tranquilla, più musicisti che giornalisti, mi sembra. Ne incontro diversi, ci sono i postumi dell’aperitivo rock, in lontananza si sente la musica. Siamo nella tribuna del Via del Mare, mi affaccio: vedere lo stadio dalla tribuna, anello superiore, è sempre un gran bell’effetto. Se c’è un palco degno del Primavera Sound, poi … Stanno suonando i The Joy Formidable, band inglese che non conosco molto. Di gente, dall’alto, non sembra tanta, poco alla volta ne arriva sempre di più, ma alla fine comunque non sarà tanta come mi aspettavo (meglio domani con la leggenda vivente Lou Reed?). Dicevo: il Primavera Sound. Ci sono stato quest’anno, per me il miglior festival in assoluto al mondo. Sì, dalla tribuna il palco mi sembra proprio come uno di quelli, nove per l’esattezza, che ho visto a Barcellona a maggio. Da notare che il Via del Mare è anche il mio stadio, ma è la prima volta che lo vedo come arena concerti. Ritorno a carpire qualche informazione sulla serata, orari, personaggi. Rubo qualche scatto a Paolo Nutini, sorseggio una birra, mi posiziono a scattare qualche foto dall’alto e a fare qualche video. Scendo nel garden, come c’è scritto sul pass: l’area del concerto. Attorno a me alcuni stand, tra di essi trovo gli amici di Puglia Events e i conoscenti di Puglia Sounds, molti di essi li vedo per la prima volta realmente dopo tante email e collaborazioni tutte nel mondo virtuale della rete. E’ il turno dei Kaiser Chief, alla fine Ricky Wilson si scatena, va nel pubblico, poi sale sulla torretta del mixer creando un po’ di brio. Nel frattempo nello stand di Puglia Events, portale che vi suggerisco vivamente se volete scoprire gli eventi lungo tutta la Puglia, mi consegnano qualche pubblicazione turistica sulla regione. Nella più bella, quella dell’edizione Marco Polo, mi accorgo che ci sono segnalati anche dei siti internet e dei blog, ma hanno dimenticato il mio!! Mi riserverò di controllare per bene dopo con calma a casa, adesso è il momento di Paolo Nutini, il ragazzo bello che piace un po’ a tutti indifferentemente e dalla voce superba. Intona le sue canzoni che io non conosco, sì, non conosco bene neanche lui, pardon, la mia musica è altra. Nutini farà anche la cover di Caruso, ma io devo scappare, domani mi aspetta una giornata di lavoro intensa tra arrivi e partenze di turisti a Porto Cesareo e Torre Lapillo.
16 luglio, sabato – terzo giorno
Si vocifera nell’aria che oggi andrà meglio rispetto a ieri in termini di presenze di spettatori, sembra questo uno dei temi dominanti del festival. Effettivamente un po’ di gente in più c’è, un po’. Arrivo direttamente che quasi sta per iniziare Lou Reed, inizia. Un concerto bello soltanto per il significato che ha Lou Reed, per il resto un semplice e intenso: mah! Lou Reed ormai vecchio dentro, mi chiedo che senso abbia ancora suonare se non hai più nulla da dire. Tuttavia il richiamo della storia, della leggenda è forte e quando intona i classici, nonostante i suoi 69 anni che sulle mani si vedono tanto, è sempre un piacere, un momento carico di emozione. Ma finisce lì. Seguono i Vivendo do Ócio che scorrono senza lasciare il segno, poi i Verdena, gruppo che mi piace parecchio soltanto dal loro ultimo album Wow. Bravi. Anche questa serata scorre, per me, senza tante emozioni musicali da portare via.
17 luglio, domenica – quarto giorno
E’ il giorno del gratis. A Lecce si dice: quannu è francu, ungime tutto, cioè “quando è gratis, ungimi tutto”. In effetti oggi la gente c’è, è l’unico giorno in cui si respira aria di festival musicale, aria bella: ragazzi, ragazze, anche adulti con bimbi al seguito. Lo stadio si riempie a vista d’occhio, è il giorno dei 25 anni del festival, sul palco un bel po’ di artisti della scena musicale italiana, Paolo Benvegnù, Petra Magoni & Ferruccio Spinetti, Fausto Mesolella, Cristina Donà, Modena City Ramblers, Mau Mau, Danieli Silvestri. Io arrivo quando sul palco è già Cristina Donà. Penso che il festival vero e proprio sia cominciato oggi.
Mi ha fatto piacere vedere che Italia Wave sia venuto a Lecce, la mia città. Non potevo chiedere di meglio. Ma forse, le mie aspettative, come quelle di tutti, erano troppo elevate. Dopotutto il nome è quello di Arezzo Wave, per chi ama la musica è un nome magico, è l’esperienza musicale più bella che ci sia mai stata in Italia alla quale ho avuto anche il piacere di partecipare a fine anni 90 come band emergente, bei ricordi. Arezzo Wave è un mito, sul serio. Vederselo in qualche modo arrivare a casa è stata un emozione che ha creato un’aspettativa troppo forte. La realtà è stata un’altra e posso garantire che la stragrande maggioranza si è ritrovata nelle mie stesse condizioni: un po’ deluso. A Lecce non si è vissuto il festival durante i giorni precedenti nè durante i giorni dei concerti. Lo stadio è una location forse non giusta. Pensate un attimo: in Salento in estate ci sono dei festival fortissimi e nessuno di essi è situato allo stadio, le location salentine sono altre, sono le masserie, le campagne con ulivi, sono lì che si tengono i festival da queste parti. Poi, mettere una serata completamente reggae è stata la cosa più strana che abbia visto: ma lo sapete che qui ci sono già dei festival reggae che spaccano, festival che hanno addrittura Alborosie come direttore artistico, per intenderci? Italia Wave doveva portare il rock, non il reggae. E poi, circola la voce che siano stati dati 400.000,00 € dalla regione per finanziare questo festival, non lo so se è vera, confermatemela. Anche se fossero di meno, ma lo sapete che nomi di band puoi portare con un budget del genere? Possibile che ci siamo fermati al passato di Lou Reed? Dove è stata la contemporaneità della musica, gli artisti del momento? Insomma, una line up poco attraente un po’ per tutti, una mancanza di conoscenza del territorio da parte dell’organizzazione e di chi ha dato una mano ad essa. La prima volta fa sempre male, avrebbe potuto dire un tipo, prendiamo il lato positivo: domenica è stato festival vero, partiamo da questa giornata. E spero tanto che l’anno prossimo l’esperienza si ripeta, ecco dove intervenire per migliorarsi, a mio avviso:
– Scelta degli artisti: bisogna dare una linea artistica, una identità al festival e non spaziare dal rock al reggae. Bisogna tornare a un festival di stampo europeo.
– Location: lo stadio potrebbe andar bene, ma le location per fare i festival in Salento credo siano altre.
– Partecipazione: coinvolgere la città e non calare tutto dall’alto.
In ogni caso, grazie Italia Wave 😉
la foto di apertura è di Repubblica XL, le altre sono mie.
Ciao Alessandro, fu un’esperienza un po’ brutta. Forse erano troppe le aspettative, ma dopotutto, cosa ci vuoi fare: già il nome Arezzo Wave suscita tante di quelle belle emozioni per chi ama la musica!
Concordo… Festival deludente.
Tralasciando il cast, se non erro per gli anni passati non era mai stato previsto un biglietto di ingresso e, inoltre, sono sempre state predisposte apposite aree in cui campeggiare gratuitamente. A Lecce, invece, prezzi per le serate non convenienti (neanche una sorta di abbonamento), così come le convenzioni con b&b e ristoranti del posto (pressochè inutili).
Neanche l’ultima sera, ad ingresso gratuito, c’era chissà quanta gente…
Ancora oggi mi domando: ma che senso ha avuto farlo a Lecce?