Ieri mattina sono stato a fare un giro a uno degli eventi in Puglia che ha il nome più particolare di tutti: la Fiera Pessima a Manduria. Una fiera che ha ben 270 edizioni alle spalle, non una cosetta da nulla. Nel mio girovagare nei 10 mila metri quadrati di esposizione mi sono fermato soprattutto nel padiglione culinario, come vedete dalla foto di apertura e dalle altre di seguito.
Perchè si chiama Fiera Pessima?
Mio nonno me lo diceva, quando arrivava il periodo della fiera, cioè in questi primi giorni di marzo: si chiama pessima perchè capita sempre che si svolge sotto un tempo brutto, fatto di pioggia, vento e freddo anche. In dialetto si chiama fera pessima, una pessima fiera dunque. In realtà, pare che il nome derivi dal mondo religioso. In passato, la gente che giungeva in fiera, passava anche a far visita al Santo protettore di Manduria: San Gregorio, esposto all’interno della Chiesa Matrice. Qualche anno, la terza Domenica di Quaresima coincideva con il periodo della fiera di marzo: l’Ufficio della terza Domenica di Quaresima comportava la lettura di due Capitoli della Genesi nei quali si racconta la storia di Giuseppe venduto dai fratelli.
Questi si vollero liberare del loro “fratello sognatore”, lo vendettero a dei mercanti Madianiti e mandarono al loro padre Giacobbe il suo vestito intriso di sangue di agnello, facendogli credere di averla trovata in quelle condizioni. Giacobbe, ricevuto il vestito, pensò che il figlio fosse morto e disse: “Una belva feroce ha divorato mio figlio Giuseppe”. A quel tempo della fiera, però, i sacerdoti parlavano in latino, quindi: “Fera pessima devoravit filium meum Joseph“. La gente che si trovava a fare devozione a San Gregorio sentiva queste parole e solitamente arrivava in chiesa bagnata, infreddolita, disgustata dal vento. Ecco che intendeva quel messaggio religioso in lingua latina come un messaggio per le pessime condizioni della fiera! Capito adesso da dove viene il nome fera pessima? Ovviamente, non finisce qui. Nel corso dei decenni della fiera, c’è chi attribuisce l’origine del nome alla merce scadente che vedeva esposta in fiera; oppure, da parte dei mercanti, al guadagno quasi nullo ottenuto durante le “male annate”, pur avendo essi sopportato tanti sacrifici e tanti disagi originati anche dalle avversità atmosferiche. La verità dell’origine, non si saprà mai? [fonte: Fierapessima.net (sito non più attivo)]
Ritornando al presente, oggi non troviamo più esposti carri, recipienti in creta e in legno o animali, ma “cose” contemporanee, con un’occhio di riguardo alla territorialità. Ho trovato attrezzi da lavoro, vestiti, arredamenti, … Ma la cosa che più ci interessa è il cibo. Saranno stati in tutto una trentina di espositori provenienti in gran parte dalla Puglia, alcuni venivano da altri luoghi del sud Italia (Napoli, Calabria, …). Considerevole la presenza di salumi e formaggi locali come il Pecorino fatto a Manduria o i salumi di cinghiale della Valle d’Itria. Un piccolo angolino presentava anche i vini di Manduria, parlo del Primitivo di Manduria, un vino che adoro davvero tanto. Dopo le fotografie seguenti, trovate delle brevi note degustative di una bottiglia che mi è piaciuta, degustata velocemente in fiera, in piedi, con odori di cibo provenienti da ogni dove e un frastuono abbastanza ampio, per cui: non in condizioni perfette, diciamo degustata in condizioni …pessime!
Primitivo di Manduria DOC Magno 2008, Cooperativa Agricola Erario
La Cooperativa nasce nel 2006 ad opera della famiglia Erario. I suoi vigneti si trovano principalmente lungo la fascia costiera e nell’entroterra manduriano. I vigneti sono coltivati ad alberello, la modalità di coltivazione tipica della Puglia, modalità che a dire il vero sta scomparendo un po’ dalla circolazione. Il vino Magno si presenta con colore rubino, un bouquet fine, delicato. Sentori di fragola e frutti di bosco. Al gusto è livemente tannico. La gradazione alcolica è di 14,5%, un po’ tanta, ma il Primitivo di Manduria è così.
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