Vini di Puglia, Negroamaro, Primitivo, Susumaniello e tanti altri. Ne ho parlato con Mattie John Bamman, un giornalista scrittore del vino di San Francisco che ho conosciuto a Lecce. Mattie si trovava in Puglia da diverso tempo, per cui ha avuto modo di conoscere abbastanza bene i vini pugliesi, andando per cantine e conoscendo i produttori. Abbiamo così deciso di fare una video degustazione di una bottiglia di vino a lui particolarmente cara: il Diciotto Fanali di Apollonio, ve la spiego di seguito.
Location
Ci siamo incontrati nella bella Ceglie Messapica, nella Valle d’Itria, e da lì ci siamo mossi in direzione Martina Franca. Lungo la strada, puntellata ovunque di trulli, ne abbiamo trovato uno che ci ha colpito a tal punto da sederci al suo bordo, discutere di vino e stappare la bottiglia in questione. Faccio un sunto di quanto detto nel video, traducendo in italiano per chi non avesse la possibilità di capire ciò che ci siamo detti (domanda: me la cavo con l’inglese?)
Minuto 00.00: gli ho chiesto se i vini pugliesi sono conosciuti in America. Sono due le “cose” più conosciute e soprattutto disponibili: da una parte il Primitivo che è diventato famoso grazie alla sua disputa con il suo parente americano zinfandel; dall’altra la Doc Salice Salentino, abbastanza conosciuta, la si può trovare anche nei supermercati ogni tanto. Per quanto riguarda altri vini e vitigni di Puglia, ancora siamo agli inizi. Mattie suggerisce la via del futuro: il Negroamaro, un vitigno facile che per le sue caratteristiche in rosato sarebbe la carta vincente dei vini di Puglia. Lo penso anche io.
Minuto 02.09
A questo punto cominciamo con la degustazione del Diciotto Fanali di Apollonio, un rosato del 2006. Fatto in maniera diversa, è un rosato differente, buono per una sorta di invecchiamento (non a caso è di quattro anni fa). Apollonio è un’azienda vinicola di Monteroni, nel Salento. La bottiglia è un negroamaro in purezza da coltivazione ad alberello, fermentato in botti di acacia, affinato per 12 mesi in botti di acacia e 6 mesi in bottiglia.
Minuto 03.15: iniziamo la degustazione. Il colore è sul marrone, color salmone, con riflessi dorati, ben diverso dalla solita chiarezza dei rosati nostrani. Molto fruttato, sentiamo la mela, la rosa, l’albicocca. Intenso. La particolarità è che, se molti rosati sarebbero abbastanza toccati dalla barrique, questo no: è ben equilibrato e ha ancora un suo carattere. In bocca è viscoso.
Minuto 05.10: mi chiedo se questo rosato esprima un terroir Salento. Conveniamo sul fatto che esprime certamente il negroamaro, vitigno salentino, ma c’è qualcosa che va oltre.
Minuto 06.05: terminata la degustazione, chiedo a Mattie se ha qualche vino in Puglia che preferisce particolarmente. Ce ne suggerisce due: il Divoto sempre di Apollonio, un Copertino Rosso Doc; il Graticciaia Rosso Igt Salento di Agricole Vallone, bottiglia intorno alle 50,00€. Ma, la cosa bella della Puglia, è che è possibile trovare vini buoni a prezzi buoni: Mattie potrebbe nominare oltre 20 etichette di questo tipo che costano non più di 5 euro!
Minuto 07.36: Ci salutiamo, mentre la nostra camera woman Kristin Kearns gira la videocamera sul profilo dei trulli della Valle d’Itria.
E’ stata una bella conversazione, spero di farne altre di questo tipo. Per seguire Mattie John Bamman, date un’occhiata al suo blog By the Tun e al suo sito personale. Al momento sta facendo un viaggio dalla Puglia al Trentino Alto Adige per conto di EuropeUpClose.com
[…] Interview Part 1 focuses on Puglia’s countryside TV Interview Part 2 focuses on Puglia’s […]
ok, gliene faccio presente. BTW, come procede per Rossese Style? Novità?
Fabio non sapevo di queste tue qualità!!!
invita Mattie John Bamman al Rossese Style
salutoni
Riporto il parere dei convitati. Lacrimarosa è piaciuto, a seguire Girofle e gli altri (…escluse bollicine s’intende).
Le motivazioni sono difficili da spiegare. Forse con altri condimenti, meno poveri o essenziali, si valorizzavano meglio.
Il fatto è, come cercavo di spiegare nel post, in ogni territorio ci si abitua nel tempo a certi gusti e conseguenti abbinamenti; ed è difficile far cambiare abitudini al palato.
In Salento dove c’è sicuramente più tradizione di rosati, sanno apprezzarli e gestirli meglio.
Cozze in guazzetto; gallinella, spigola, pesce s. pietro lessi; salmone marinato; carpaccio di tonno affumicato; mammelle di seppia lesse; rigatoni al sugo di ricciola dell’adriatico; zanchette romane (sogliola dei poveri) pescate in acque di pertinenza croata; rana pescatrice arrosto: che bella mangiata, Rinaldo! Non hai trovato nessun rosato, quindi, che si abbinasse ad alcuno di questo pescato? Ho letto il tuo post, ma non ho trovato le motivazioni …
Proprio sabato, con i soliti “compari di merende”, ci siamo dedicati a libere contaminazioni gastronomiche; accoppiando i nostri piatti di tradizione marinara marchigiana, ai vini di Salento e altro. Risultato poco convincente. Evidentemente non erano fatti l’uno per l’altro, come cerco di spiegare qui: http://avvinatorebloggato.blogspot.com/2010/06/picpersonal-impertinent-contamination.html